RASSEGNA STAMPA
-17 Maggio 2023

Con gli affreschi della sala baronale “l’Europa arriva a Manta e il castello entra in Europa”

Domenica 21 maggio al Salone del libro di Torino si presenta il libro di Marco Piccat “Il duca e il bastardo. L’invenzione di una intesa e gli affreschi al Castello della Manta”. La sua tesi: gli affreschi celebrano un “sapiente atto di governo” tra il Duca di Savoia e Valerano, il marchese “Bastardo”. Lo storico Cardini “se la Cavalleria avesse una capitale sarebbe Manta”

L’unicità del bellissimo ciclo pittorico della sala baronale nel Castello della Manta, eccellenza del gotico internazionale, pone ancora tante domande.

Lo guarda nel suo insieme, con una lente di lettura inedita Marco Piccat  professore eminente di Filologia romanza, esperto di medioevo, nel libro “il Duca e il bastardo. L’invenzione di una intesa e gli affreschi al Castello della Manta”.

Qual’ è il significato di un affresco di tale livello? Cosa raccontano l’armonia e l’equilibrio dell’ opera, fatta realizzare da Valerano, figlio illegittimo di Tommaso III, che trasformò la fortezza in dimora signorile, dove visse da signore del territorio, nel quadro politico dell’epoca?.

“Gli affreschi sono un documento diplomatico di speranza, molto bene augurante. Celebrano un sapiente atto di governo” è la tesi di Piccat che presenterà il libro domenica, 21 maggio, alle 18, al Salone del Libro di Torino (in sala Argento, PAD. 3) con ingresso fino ad esaurimento posti.

Alla base del ciclo pittorico, noto per la fontana della giovinezza e la sfilata dei prodi e delle eroine, non c’è dunque, secondo il professore le “Chevalier Errant” manoscritto provocatorio e polemico di Tommaso III, ma un’altra committenza.

C’è invece un’ intesa che ha permesso la pace nel Marchesato di Saluzzo e che parla del protagonista Valerano. Ad inizio Quattrocento, la guerra per la concessione dell’omaggio vassallatico che contrapponeva i marchesi di Saluzzo ai conti (poi duchi) di Savoia ebbe fine – spiega Piccat – Improvvisamente, grazie alla volontà di Amedeo VIII (il duca) da un lato, e di Valerano dei Saluzzo  (detto il “burdo”) dall’altro, la lunga storia di contese e guerra ebbe una svolta imprevista e un nuovo governo di pace venne a ‘rinverdire’ tutto il territorio.

Il libro vuole presentare, per la prima volta, il contesto culturale e storico che rese effettiva un’intesa tra un duca e un bastardo e la sua celebrazione allegorica attraverso gli affreschi rimasti nel salone d’onore del Castello, oggi di proprietà del FAI.

“La sublime iconografia che si apre ai nostri occhi, rivela non solo la più straordinaria raccolta delle antiche e autentiche tradizioni nobiliari che hanno costruito l’Europa, ma anche la celebrazione di un sapiente atto di governo”.

“Con questo ciclo  pittorico  l’Europa arriva  a Manta  e il castello della  Manta entra in Europa”.

Il volume edito dal Centro Studi Piemontesi di Torino col contributo della Fondazione Venesio Ente Filantropico si apre con un invito alla lettura dello storico  Franco Cardini che afferma:  “Se la Cavalleria avesse una capitale sarebbe  Manta” mettendola, in virtù della sua bellezza unica, alla stregua di Gerusalemme o Costantinopoli.

Con l’autore alla presentazione di domenica 21 maggio,  interverranno Marco Galateri di Genola, presidente di Artea che ha curato la mostra “Tesori del Marchesato di Saluzzo” e Arabella Cifani, studiosa di arte piemontese.

 

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